L’affresco della Trinità

L'immagine iconica dell'affresco

Fino agli anni ’40, a causa delle difficoltà di accesso, pochi intenditori di arte sono giunti in questi luoghi per studiare i meravigliosi affreschi dipinti sulle loro pareti.

Nel 1942 venne effettuato un lavoro di ripulitura che ha permesso di esaminare minuziosamente i particolari.

L’affresco della Trinità occupa una lunetta di circa 2,10 metri per 1,50 ed è rappresentato dall’immagine di tre figure uguali che rimanda al simbolo cristiano della Trinità.

I tre soggetti, dipinti seguendo la raffigurazione dell’immagine del Cristo, sono seduti su un trono.

Con la mano destra benedicono alla greca, unendo il pollice e l’anulare in conformità con l’antico gesto oratorio. Con la sinistra, invece, tengono un libro aperto, su cui compaiono delle scritte non più visibili. 

Presentano un’aureola d’oro e nonostante lo sbiadimento dei colori, si possono scorgere capelli, baffi e barba castani e tratti di luce nel volto che seguono la forma di una Y.

Le analogie bizantine

Le figure hanno profonde analogie con altre iconografie del XIII secolo, come il Cristo benedicente del grande mosaico absidale della Basilica di San Paolo fuori le mura a Roma. 

La storia della creazione di questo mosaico rimanda ai mosaicisti veneziani, poiché il papa Onorio III, nel 1218, chiese al Doge di Venezia di inviare appositamente una squadra di artisti per terminare l’opera.

Venezia aveva una fitta rete di rapporti diplomatici, traffici commerciali e scambi di arte e cultura con Bisanzio. Nel mosaico, infatti, riscontriamo la stessa Y di luce che si trova anche in tante altre opere bizantine dei secoli XI-XIII.

Ci sono quindi evidenti similitudini con altre opere legate al clima bizantino, in cui si possono riconoscere facilmente particolari analoghi come la luce negli occhi, il modo di benedire e il colore dei capelli.

Bibliografia:

Mezzana C., Il Santuario della Santissima Trinità sul monte Autore, Curia Vescovile di Anagni, 1943