Vallepietra e la danza della Pantasema

È il 16 agosto, in piazza a Vallepietra c’è aria di festa. 

I paesani e i villeggianti si radunano per dire arrivederci all’estate con canti e balli a ritmo di mazurca, valzer e polka. Sono tutti trepidanti per l’attesa del più grande e importante evento della stagione: l’arrivo della Pantasema.

Come le streghe, di cui le favole sono piene, appare a mezzanotte. Come un rito antico, il tempo scorre lentamente e l’attesa sembra non finire mai. I bambini scalpitano, corrono, fuggono,  gridando: “…eccola! Sta arrivando!”

Arriva, si muove piano, silenziosa, come un fantasma. E’ vestita a festa, con abiti di carta colorata, i capelli di lana e una borsetta, in occasione del gran finale.

A Vallepietra inizia la danza della Pantasema.

Viene accolta a tempo di Rosamnunda e prende il suo posto da protagonista della festa al centro della piazza. Volteggia, saltella, seguendo il ritmo della musica, finché dopo alcuni minuti, il fuoco la avvolge.

Qualcosa di ancestrale, di antico si affaccia in un mondo in cui il tempo procede la sua corsa inesorabile. Rivivono emozioni, si danza, tutti si prendono per mano formando un grande cerchio. Il cielo osserva per l’ennesima volta un ciclo che si ripete da secoli.

Tradizionalmente nella civiltà contadina, era usanza mettere in scena lo stesso rituale. Si temeva per i raccolti e l’inverno incombente e il male veniva distrutto dal fuoco. In questo modo si eliminava ogni rischio per la comunità.

Ecco che mentre divampa, la Pantasema continua la sua danza, finché si ferma, esausta e dopo alcuni minuti scompare avvolta dalle fiamme. 

Come in quel tempo lontano, va in scena la distruzione del negativo, dell’ignoto, della paura, per lasciare il posto ad una nuova rinascita.