Nella vecchia credenza le nostre nonne custodivano sempre un piccolo quaderno dove appuntavano ogni cosa: la spesa, i conti, i rimedi per la casa e gli ingredienti delle ricette.

Era una cucina semplice, fatta di olio, farina, patate, fagioli e si preparava la tavola con il poco che si riusciva a recuperare dal raccolto. Oppure si riutilizzavano alimenti avanzati dal giorno prima, magari allungandoli con il brodo. Per insaporire i cibi si utilizzavano condimenti basici, come l’olio di oliva o il pomodoro.

La farina era preziosa e il grano era considerato una vera e propria ricchezza. Per lavorarlo ci si recava al mulino, dove si prendeva appuntamento con il mugnaio e si ricavavano dei sacchi che rappresentavano le scorte per l’inverno.

Anche Vallepietra aveva un suo mulino, ora non più in funzione ma ancora visitabile. C’era molta miseria, povertà, ci si arrangiava, si cercava di andare avanti con ciò che offriva la natura e con il frutto dei raccolti.

Ciò nonostante nella comunità c’era un senso di unione e solidarietà. Si racconta, infatti, che le persone più in difficoltà si recavano al mulino con un sacchetto vuoto che riempivano con le poche manciate di farina donate da chi aveva la possibilità di macinarla. Dopo ore di attesa, rientravano a casa con quel poco che serviva per andare avanti e sopravvivere.